Dai diamanti non nasce niente: scoprire il bello della periferia

Giovedì 27 maggio 2021 è stata inaugurata l'opera di Street Art di GiulioGol e Drina A12 in Via martiri del Turchini 99 nata dal progetto: "Dai diamanti non nasce niente: scoprire il bello della periferia"

Il Progetto, finanziato dal BANDO SIAE “PER CHI CREA”, nella sezione riservata alle scuole, nasce dal bisogno di far conoscere e capire ai ragazzi una realtà territoriale, in cui esistono famiglie che provengono da luoghi di origine molto diversi. La scuola ha inteso spingere gli alunni a mettere a confronto identità culturali eterogenee e a volte in contrasto, per scoprire assieme un comun denominatore nella voglia di riqualificare e portare il bello nella periferia in cui vivono, attraverso i linguaggi dell’arte, in particolar modo delle arti visive (la street art e la fotografia). 

Il percorso ha coinvolto ragazzi dai 10 ai 16 anni in un iter formativo e laboratoriale a tappe, con l’interruzione  del periodo del lock down. 

Gli alunni della scuola Media hanno imparato a “leggere” e “riprogettare” il  loro territorio. Hanno studiato la storia del quartiere, intervistato esperti, abitanti storici, migranti dal Sud d’Italia e del Mondo. Hanno progettato interventi di valorizzazione di angoli degradati e significativi dei loro luoghi abituali, hanno incontrato artisti e imparato il linguaggio fotografico e della Street art, con l’aiuto dei loro professori e di formatori ed esperti della Scuola della Pace (comunità di Sant’Egidio)  e dell’Associazione Culturale Linkinart.

L’opera di Street Art “Mater” (GiulioGol e Drina A12) si trova sul muro che da Via Martiri del Turchino accompagna visivamente all’ingresso del Plesso Aldo Moro, sede anche della Scuola della Pace locale. Il soggetto nasce dal coinvolgimento anche emozionale degli artisti con gli studenti in questo percorso ricco e motivante: una madre migrante, forse appena giunta, il figlioletto alle spalle, protesa verso il futuro. Una “ madre coraggio” che invita tutti a riflettere, ma con speranza.

 La prof Berselli Elisabetta racconta...

Analisi. Riflessione. Riqualificazione del quartiere. Che compito possono svolgere gli studenti non perfetti in un progetto così importante?

I giorni passano e più passano i giorni più comprendiamo che, se c’è un’intelligenza che trasuda da questi muri e negli occhi e nelle parole di questi ragazzi, è quella emotiva, che l’analisi non parte necessariamente dai dati, ma, a volte, parte anche dalle sensazioni.

E allora usciamo, camminiamo per il quartiere per intere giornate, le colleghe architette spiegano le tecniche, i materiali, gli errori di progettazione e realizzazione di un quartiere che negli anni è scivolato sempre di più nel ruolo di dormitorio, alla periferia di una città che vive e respira dimenticandone spesso l’esistenza.

Guardano, camminano, fotografano. E pensano.

Tornano a scuola e sentono parlare gli altri compagni di flussi migratori dal sud, ma quella che ascoltano non è una storia di quelle lontane, che si trovano sui libri, è la storia dei loro nonni; si guardano in faccia, l’uno con l’altro, e si vedono come i nipoti dei meridionali, che hanno preso un treno, lasciato la loro terra per dare ai figli un futuro migliore, come i figli dei marocchini, dei tunisini e degli algerini che hanno attraversato il Mediterraneo, lasciato un'altra terra, per dare ai figli un futuro migliore.

Il progetto ormai non è più di noi professori: è loro, e prende vita, e pulsa.

“Posso portare mia nonna a raccontare?” “Conosciamo un uomo, un rifugiato politico, è arrivato in Italia col gommone, ha visto tanta gente morire, possiamo parlarci?” “Anche noi eravamo immigrati, andavamo in America cento anni fa”. Visitiamo la mostra Miraggio America e noi docenti assistiamo, sotto ai nostri occhi, alla realizzazione di un obiettivo: non ci sono più “bravi” studenti e “cattivi” studenti, ma c’è un unico organismo variegato che collabora ed apprende, ognuno ha trovato la sua strada, ma tutti, adesso sono consapevoli.

Analizzare. Riflettere. Riqualificare.

La pandemia ci ferma.

Questi ragazzi sostengono un esame on line e lasciano la scuola.

Ma hanno seminato una piantina che è nata nonostante tutto. Chi non ricorda lo stupore provato di fronte all’esplosione della primavera lo scorso aprile durante il lockdown? Chi non si è fermato per un attimo a pensare che la vita va avanti comunque? Ecco qui a Voltri II è successa la stessa cosa. E i semini delle terze dello scorso anno sono diventati piante nelle mani delle seconde.

Hanno preso in mano il progetto consapevoli di trovarsi di fronte ad un dono prezioso, progettando sulla carta così tanti messaggi e speranze da riempire tutti i muri del CEP.

Drina e Giulio li hanno incontrati, hanno visto nei loro occhi e nel loro impegno l’eredità dei padri e dei nonni emigrati che li hanno portati a vivere nel quartiere, hanno realizzato per loro, per la scuola e per il CEP una “madre madonna migrante” e un figlio. Abbiamo riqualificato insieme questo muro, il muro di via Martiri del Turchino che porta all’entrata delle scuole Aldo Moro e Cantina e, quando i ragazzi e le loro famiglie passeranno lì davanti potranno dire a se stessi di sapere dove è nata questa madre: dal cuore di figli e nipoti di migranti che la scuola ha reso protagonisti di un processo attivo di cambiamento.

 

 

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